Leadership …. "Perché non
posso?”
Paolo aveva 40 anni, era un rappresentante, una
persona di quelle che possono fare la differenza: Un leader, trascinatore di gente molto intelligente.
Però aveva un rammarico, a suo dire aveva perso molte opportunità nella vita.
Perché anche se riusciva ad avere ruoli di leadership, non era in grado di mantenersi in quel ruolo per molto tempo.
Però aveva un rammarico, a suo dire aveva perso molte opportunità nella vita.
Perché anche se riusciva ad avere ruoli di leadership, non era in grado di mantenersi in quel ruolo per molto tempo.
Diceva
di sentire "cose strane"
parole sue.
Quando doveva impartire ordini o chiedere la collaborazione della sua squadra, ma non riusciva a farlo, c’era qualcosa lo frenava.
Era come se fosse in debito con loro. Si sentiva in colpa per qualcosa che non capiva la provenienza.
Quando doveva impartire ordini o chiedere la collaborazione della sua squadra, ma non riusciva a farlo, c’era qualcosa lo frenava.
Era come se fosse in debito con loro. Si sentiva in colpa per qualcosa che non capiva la provenienza.
Semplicemente,
non poteva ordinare, comandare, e
organizzare il lavoro con il suo gruppo.
Di
solito, quando sentiamo che qualcosa ci impedisce di raggiungere un determinato
obiettivo, e non sappiamo esattamente quali sono le cause, sicuramente è da
cercare nel proprio passato.
Si
tratta di una programmazione mentale sbagliata che ci condiziona, ci limita e
ci porta ad avere comportamenti che ci impediscono nei vari settori della vita.
Riassumendo
il caso, Paolo aveva memorie di una sua vita passata. In questa sua vita aveva
la funzione di proteggere un villaggio. Era un comandante dell'esercito, aveva
i suoi soldati ed era leale e coraggioso.
Fino
a quando un giorno, il villaggio fu saccheggiato. Egli ha descritto in dettagli
le atrocità subite dagli abitanti di quella comunità.
Il
senso di colpa che Paolo aveva, era enorme. Non era riuscito ad adempiere ai
propri obblighi. Tutta la gente del suo villaggio e i suoi soldati erano morti.
Sentiva
così sulle spalle la responsabilità di tutti quei morti.
"La
colpa è tutta mia" - così si espresse.
Aveva
la sensazione che mai avrebbe potuto comandare. Si sentiva incapace, ogni
errore sarebbe stato fatale e quindi inabilitato a quest ruolo.
Dopo
la ridefinizione del lavoro svolto durante il processo terapeutico. Paolo si sentì
libero.
Poteva lasciare andare quei sentimenti "cose strane" Sentiva ora sentimenti molto simili a quelli di quando era un capitano, e comandava la sua squadra a portare a termine il suo compito.
Poteva lasciare andare quei sentimenti "cose strane" Sentiva ora sentimenti molto simili a quelli di quando era un capitano, e comandava la sua squadra a portare a termine il suo compito.
Tuttavia,
questo non ha influenzato solo gli aspetti della sua vita professionale, ma anche
i rapporti interpersonali e amorosi.
Si
liberò dalle catene che lo legavano e vede ora il mondo in modo diverso.
Credo
che tutti noi abbiamo alcune situazioni che ci fanno chiedere: "Perché non
posso? Cosa m’impedisce di arrivare?
Se
oggi siamo il risultato ciò che abbiamo fatto negli anni precedenti, credo che
sia logico che comprendiamo le cause, per poterci così liberare dai loro
effetti. Ha senso?
Penso che il modo più semplice sia quello di condividere con voi questo
caso.
Siete
luce.
Maria Ribeiro
Mdores@hotmail.it
Ps:
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